domenica 25 ottobre 2009

A cosa servo io?


 
C'è stato un periodo nella mia vita in cui tutto ciò che facevo era sbagliato. Ero sempre in lite con la mia famiglia, litigate grosse e senza un motivo in particolare; con gli amici era nata una specie di indifferenza che però a me importava. Una sera, durante una delle ormai soventi litigate, mia madre, arrabbiatissima, mi ha detto: "continua a vivere nel tuo mondo, ci credo che non hai fatto nulla di male, perché non fai nulla ".
È vero, a cosa servo io? Se non servo a nulla perché sono nata? Fa male sentire cose del genere dette da una persona che, sono più che sicura, mi reputa la cosa più importante che ha, ma questo l’ho capito dopo. Dopo essermi arrabbiata con me stessa ho capito che non è vero che sono inutile, o per meglio dire me l'hanno fatto capire. Secondo me, se non ci fossi la vita di tutti quelli che mi circondano non sarebbe così... Io alla fine non sono che un anello di una lunghissima catena, questa è resistente proprio perché ci sono anch'io, e non posso essere sostituita, perché qualsiasi altra persona non combacerebbe così bene come me. All'inizio mi sembrava un po' egoistico come ragionamento, ma è l'unico che è riuscito a sollevarmi un po’.


Sara

Cara Sara,
nell’universo tutto si evolve, e in particolar modo nelle sue componenti biologiche. La natura (per i credenti, in base a un progetto di massima di Dio) sperimenta continuamente nuove variazioni degli organismi al fine di migliorarli e di adattarli all’ambiente, che si evolve a sua volta. Ogni essere biologico è, quindi, scelto per questa sperimentazione e fa la sua parte in un contesto molto più vasto (in comunità di individui, o in comunità di specie). Sotto un certo aspetto anche noi esseri umani siamo l’insieme, o una comunità, di tante singole cellule che concorrono ad un fine comune. Non possiamo entrare nella comprensione delle singole motivazioni delle scelte della natura (Famosa è la frase di Einstein, che disse “Dio non gioca ai dadi”; ma Bohr gli rispose “Einstein non dire a Dio quello che deve fare”). Noi dobbiamo considerarci esseri SCELTI dalla natura (o da Dio), e di questo dobbiamo essere orgogliosi, anche se non conosciamo, a priori, il fine della nostra singola esistenza. Gli esseri umani, però, hanno in più delle qualità che li distinguono da tutti gli altri esseri viventi da noi conosciuti, ovvero la COSCIENZA e il LIBERO ARBITRIO. Per un essere umano, la domanda non dovrebbe essere “a cosa servo”; ma, visto che abbiamo razionalità e libero arbitrio, dovrebbe essere: “Che cosa possiamo fare per DIVENTARE PROSSIMO PER GLI ALTRI UOMINI, e per SALVAGUARDARE l’ambiente in cui viviamo, e su cui vivranno le discendenze della specie umana?” Noi non siamo degli oggetti, o degli animali senza coscienza, ovvero dei soggetti passivi. Noi siamo chiamati a MIGLIORARE L’EVOLUZIONE UMANA e LA SUA SERENITA’ in tutti i suoi molteplici aspetti. Ogni singola goccia del nostro operato può concorrere al bene comune e al bene universale. Per i cristiani, la strada è segnata, e in aggiunta a quanto sopra detto, e in accordo con il messaggio evangelico: “Agire con carità e solidarietà verso gli altri uomini, specialmente verso coloro che ne hanno più bisogno, come hanno fatto, ad esempio, San Francesco e Madre Teresa di Calcutta”.
Un caro saluto,
Alessandra

2 commenti:

  1. Vorrei soffermarmi sulla frase della madre di Sara: "continua a vivere nel tuo mondo, ci credo che non hai fatto nulla di male, perché non fai nulla ".
    Questa frase, in realtà, racchiude l'innovazione del messaggio evangelico cristiano, rispetto alla legge mosaica ebrea fatta principalmente di "divieti". Cristo ci ha illuminato nel dirci che non basta "non fare nulla di male", ma bisogna agire (e agire, in special modo, per il prossimo). Alessandra ci ha spiegato che questo non è solo un concetto cristiano, ma rispecchia la vera natura biologica della vita. Come dire che “legge della natura biologica” e il “messaggio evangelico” coincidono perfettamente (almeno in questo caso, ma vi assicuro che coincidono molto di più di quanto ci si possa aspettare).
    Ritengo che questo sia il concetto che Sara ha maturato ed ha compreso in modo embrionale (o inconscio); per poi tramutarlo nella domanda "a cosa servo?" ……. Dalla frase della madre, alla maturazione della domanda, infatti, il passaggio non era scontato.
    Dalle neuroscienze, oggi sappiamo, che già a livello inconscio, abbiamo una nostra morale che ereditiamo tramite le funzioni trascrizionali del DNA dai nostri antenati. L’inconscio usa, però, un suo linguaggio molto diverso dal nostro (con il nostro linguaggio strutturiamo la nostra cultura e il nostro “se autobiografico”). Sara, quindi, ha avvertito nel suo “io più profondo” la domanda inconscia e l’ha tradotta in “a cosa servo?” Alessandra, con la sua esperienza e cultura, non solo l’ha tradotta nel nostro linguaggio cosciente (cosa ho già fatto e cosa posso fare), ma ha dato delle risposte sotto aspetti diversi.
    Sono fiducioso che questo BLOG potrà servire a rispondere a molte di queste esigenze inconsce di ragazzi, perché Alessandra ed altri sapranno tradurre gli “input inconsci” in risposte formative che serviranno nella vita reale.
    Per concludere, vorrei segnalare che nel vangelo vi è scritto:
    “Ecco, il seminatore uscì a seminare. 4 E mentre seminava una parte del seme cadde sulla strada e vennero gli uccelli e la divorarono. 5 Un’altra parte cadde in luogo sassoso, dove non c’era molta terra; subito germogliò, perché il terreno non era profondo. 6 Ma, spuntato il sole, restò bruciata e non avendo radici si seccò. 7 Un’altra parte cadde sulle spine e le spine crebbero e la soffocarono. 8 Un’altra parte cadde sulla terra buona e diede frutto, dove il cento, dove il sessanta, dove il trenta. 9 Chi ha orecchi intenda”. (Mt 13, 3(2) - 9) .

    Una bellissima analogia con l’illustrazione di Alessandra. La natura, anche se sembra in modo causale, sparge i semi in ogni luogo, anche nei più improbabili per germogliare (a tutti si offre una possibilità); poi sta ad ognuno di noi metterla a frutto, e contribuire al bene comune.
    Ing. Riccardo Calantropio

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  2. Una curiosità. La foto in copertina è stata scattata in occasione del G8 Ambiente, svoltosi a Siracusa, all'interno del Castello Maniace, il 22-23-24 Aprile 2009.
    La mia scelta simbolica della foto si basa sul fatto che l'umanità è tutta una comunità che dovrebbe salvaguardare l'ambiente della terra. E bisogna fare delle azioni concrete per questo obiettivo comune.

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