domenica 25 aprile 2010

Un'intervista a Vito Mancuso su L'Espresso.



Ho letto questo interessantissimo articolo pubblicato su L'ESPRESSO del 22-04-2010, e mi sembra in tema con i suoi ultimi due POST. Concorda con le tesi di Vito Mancuso?

Francesca


Scacco al papa di Daniela Minerva
Lo scandalo pedofilia. La linea troppo conservatrice del Pontefice. La perdita di fiducia dei fedeli. La chiusura alle donne. La chiesa cattolica attraversa una crisi profonda. Parola di teologo. Colloquio con Vito Mancuso È la figura sfuocata di un papa vecchio, minuto. Troppo spesso stonato con un mondo che non capisce, che gli sfugge di mano, che sembra interessarlo poco. In cinque anni di pontificato, Benedetto XVI ha spinto la sua Chiesa verso un regno che non c'è più. Ha voltato le spalle alle grandi questioni della modernità. Ha deluso milioni di cattolici. Per accarezzare l'intelligenza di pochi che cercano nella sua teologia antica una cintura di salvataggio dal mondo. Le lacrime di Malta raccontano anche questo, non solo il suo dolore per la "Chiesa peccatrice". Perché, mentre Benedetto celebra, e a volte lo fa, le sue messe in latino voltando fisicamente le spalle ai fedeli, la Chiesa universale si sfrangia umiliata dallo scandalo dei preti pedofili, assordata dalle troppe voci dissonanti dell'Africa che non riesce a chiedere il celibato ai suoi preti, dei giovani disorientati da una morale sessuale incongrua, dei vescovi europei lacerati da un magistero che pende verso i lefevriani e ignora il dialogo coi luterani. E sono in molti ormai a parlare apertamente di un travaglio che rischia di non ricomporsi. Tra di loro anche il teologo Vito Mancuso, professore all'Università Vita-Salute di Milano, che se lo spiega così.

Professor Mancuso, il pontificato di Benedetto XVI è al centro di una bufera che ha portato allo scoperto una crisi d'identità senza precedenti, almeno nel nostro tempo. Perché? E con quali conseguenze?"Questo travaglio legato allo scandalo della pedofilia è qualcosa di unico nella storia della Chiesa, almeno negli ultimi 200 anni. Un pericolo così grande di perdita di credibilità non c'è mai stato, la statura morale del pontefice non è mai stata così compromessa. Ed è quella che conta, che àncora le anime dei fedeli. E dà forza, per parafrasare Stalin, alle divisioni del papa".


Perché è esplosa proprio oggi?"Perché non si poteva più tacere, occultare, insabbiare. È stato monsignor Stephan Ackermann, vescovo di Treviri, responsabile della Conferenza episcopale tedesca a usare le parole “occultamento” e “ insabbiamento”; e André-Mutien Léonard, vescovo di Bruxelles e primate del Belgio, ha parlato di “colpevole silenzio”. Un silenzio posto dalla lettera dell'allora cardinale Joseph Ratzinger nel 1991 con la quale si è coperto lo scandalo. È vero che le decisioni prese in questi giorni sono ineccepibili, ma drammaticamente tardive".

Lo scandalo ha detonato una crisi più profonda o si chiude in se stesso?"Certamente è in corso un conflitto enorme. Noi dobbiamo capire qual è la stagione storica in cui si colloca il pontificato di Benedetto XVI: quella del Concilio Vaticano II, celebrato tra il 1962 e il 1965. Il Concilio ha posto le premesse per chiudere quattro secoli di Controriforma, secoli nei quali l'identità cattolica si concepiva in contrapposizione al mondo lasciando fuori le idee nuove e le esperienze dei fedeli, e aprire il tempo della Riforma, durante la quale l'identità cattolica si costruisce col mondo, con la vita reale delle persone. Per valutare l'opera di Benedetto XVI bisogna partire da qui, dal criterio oggettivo che lui stesso ha indicato quando ha detto che l'orientamento del suo pontificato sarebbe stata la realizzazione del Vaticano II, che egli ha definito la bussola per orientarsi nel Terzo millennio. Ma, se questo è il criterio oggettivo, non mi pare che il bilancio del pontificato sia entusiasmante. E i dati indicano la progressiva perdita di fiducia dei fedeli: in Germania un cattolico su quattro sta pensando di lasciare la Chiesa. Lo stesso crollo si ha negli Usa. Benedetto è il pontefice di una Chiesa che sta diventando un club per pochi".

Quali sono stati gli errori più gravi del suo pontificato?"Pensiamo al rapporto con le altre religioni: è un fronte stategico. Oggi il papa è chiamato soprattutto a essere un grande maestro di spiritualità: il nostro mondo ne ha bisogno per unire, armonizzare le religioni e favorire la pace. È invece sotto gli occhi di tutti come, nei cinque anni di pontificato di Ratzinger, il rapporto con l'Islam non abbia fatto passi avanti. Come le relazioni con gli ebrei siano peggiorate: non passa giorno che non se ne abbiano segni concreti. Infine, è significativo che il papa non abbia mai incontrato il Dalai Lama, che è venuto in questi anni due volte a Roma e che Giovanni Paolo II aveva incontrato nove volte. Si usa dire che questo è accaduto per evitare persecuzioni dei cattolici in Cina, ma delle due l'una: o Giovanni Paolo era uno sprovveduto e ha esposto i fedeli cinesi, o Benedetto prova un profondo disagio nei confronti di un vero dialogo interreligioso".

Hans Kung chiede un concilio Vaticano III: per che fare?
"Per attuare il Vaticano II. Ma perché diciamo Vaticano III? Non potrebbe essere Kinshasa o Rio I?".

Ovunque si celebri, concretamente a cosa servirebbe?
"A cambiare il governo della Chiesa e far sì che la monarchia medioevale, tridentina, accentrata sul pontefice possa essere superata da un effettivo potere delle conferenze episcopali. Mimetico a come era il collegio degli Apostoli dove Pietro era sì il primo, ma Paolo si poteva opporre frontalmente ".

E chi è oggi Paolo?
"Non c'è. E questo è stato il grande limite del pontificato di Giovanni Paolo II che ha selezionato la dirigenza della Chiesa sulla base della fedeltà a lui stesso e a Roma. Così non ci sono voci forti e nuove che chiedano l'apertura al mondo".

Per questo viene da chiedersi: cosa cambierebbe un nuovo Concilio?
"Quando gli uomini sono isolati fanno fatica a esprimere opinioni divergenti rispetto alla dottrina ufficiale; sentono il disagio ma da soli non riescono a uscire allo scoperto. L'evento collegiale permette al disagio di esprimersi. E ai singoli di parlare senza essere tacciati di eresia, di apostasia. Questo è il problema della Chiesa: ogni minimo dissenso appare un tradimento, e il Concilio è invece il luogo dove il dissenso si può esprimere".

Suggerisce che la maggioranza dei cattolici non si riconosce più nel magistero?
"L'anima cattolica nel nostro tempo è divisa. Il problema di fondo è il rapporto tra la fede cristiana e il mondo come ha cominciato a delinearsi a partire dall'epoca moderna. Bisogna tornare al 17 febbraio del 1600".

È un po' lontano.
"Ma è il giorno del rogo di Giordano Bruno, l'inizio ideale della chiusura che ci angustia oggi. L'inizio del tempo nel quale la Chiesa ha chiuso la porta alle idee nuove. Il Concilio Vaticano II ha invertito la rotta aprendo alle possibilità introdotte dal progresso politico-sociale e scientifico. Così oggi i cattolici sono divisi tra coloro i quali capiscono che il dettato dottrinale è contrario allo spirito dei tempi, e chiedono che sia rivisto scegliendo come ultima voce guida l'esperienza che essi fanno nelle loro vite e coloro i quali, invece, vogliono che siano le acquisizioni dottrinali accumulate nei secoli a guidare l'azione, e si pongono in un'eroica contrapposizione col mondo. Ecco: Benedetto XVI è incapace di vedere che l'anima cattolica si compone di queste due dimensioni".

Sta parlando di uno scisma?
"Lo scisma nasce da qui, Benedetto è il papa che legittima unicamente la linea conservatrice. E non è questo che un pontefice dovrebbe fare".

Il governo della Chiesa, il dialogo interreligioso sono temi gravi, ma ciò che viene continuamente al pettine è l'incongruità della morale sessuale della Chiesa. Sulla quale, però, il Concilio ha taciuto.
"Il grande limite di Paolo VI nella conduzione del Vaticano II fu di togliere all'assise conciliare la materia, la facoltà di esprimersi al riguardo. Mentre la morale sessuale è grande parte del magistero della Chiesa. Forse papa Montini aveva il concretissimo timore che lo strappo dalla tradizione sarebbe stato troppo forte e devastante. Comunque sia egli lo eliminò dall'agenda del Concilio e convocò una commissione di esperti per decidere sulla contraccezione. Ma quando giunsero i risultati che erano a favore dell'uso del preservativo, li mise da parte".

Non solo: promulgò l'Humanae Vitae nella quale negava la liceità della contraccezione. Siamo ancora lì?
"Oggi la Chiesa Cattolica ha una teologia rinnovata per quanto riguarda la dottrina sociale e, in merito all'economia, alla finanza, ai temi dell'immigrazione riesce a essere un'effettiva maestra di umanità. Ma ha una teologia arretrata in materia di morale individuale. Così quando parla di sessualità non riesce a interpretare lo spirito dei nostri tempi, e non riesce a essere maestra neppure per gli stessi cattolici".

Esiste una questione femminile nella Chiesa?
"Certo che sì. E attualizza quanto dicevo prima. Ormai è evidente che le donne sono protagoniste, nella politica, nel mondo del lavoro, persino nei carabinieri. La Chiesa Cattolica si segnala come eccezione a riguardo. E così non riesce a parlare ai nostri tempi: la sensibilità femminile potrebbe provocare una rivoluzione epocale, porterebbe aria fresca. Ma non solo: lasciando fuori le donne la Chiesa è infedele a Gesù che, contrariamente alla prassi rabbinica del tempo, privilegiava enormemente le donne. Il Vangelo di Luca dice che con Lui c'erano non solo i 12, ma molte donne, in un concilio apostolico misto. E sono state le donne a vederlo per prime risorto. Nell'escluderle la Chiesa Cattolica ha tradito il suo fondatore".

La Chiesa si è costruita come un mondo senza donne, e con pastori celibi. Esiste un nesso tra celibato e pedofilia?
"È difficile pensare che non ci sia. D'altro lato è ingiusto ridurre tutto a quello. Le statistiche dicono che la gran parte dei pedofili agisce tra le mura domestiche, uomini sposati. Sul celibato, invece, occorre dire qualcosa di più concreto: serve? O piuttosto aggrava una situazione di crisi delle vocazioni che scarica sui preti un superlavoro che non fa bene a nessuno? Mancano i sacerdoti e si accorpano le parrocchie che arrivano a servire anche 30 mila persone. Il prete può in questo modo esercitare il suo ministero che dovrebbe essere quello della cura dei singoli? Ovviamente no. Guardando queste cose, si dovrebbero prendere decisioni che hanno a cuore il vero bene della Chiesa".

In questa prospettiva, la vicinanza con le chiese riformate è enorme.
"E non bisognerebbe arrivare proprio a quello? Non bisognerebbe arrivare all'unità assumendo nella nostra prospettiva ciò che di buono le chiese protestanti hanno fatto? E viceversa. Io credo che la figura del papa sia quanto mai importante nel nostro mondo, che ci sia bisogno di una figura di sintesi che garantisca l'unità; e il mondo protestante, afflitto dal proliferare continuo di nuove chiese, avrebbe tutto da guadagnare in una figura di questo genere. Non bisogna aver paura"
(22 aprile 2010)

Cara Francesca,
in linea con quanto ho già detto nel Post su "Chiesa e pedofilia", personalmente, individuo la figura di Paolo (richiamata da Vito Mancuso) nel cardinale Carlo Maria Martini, ovviamente con tutti i limiti imposti dall'attuale struttura piramidale della Chiesa Cattolica. Tali limiti fanno si che gli altri vescovi e prelati non possono condividere troppo pubblicamente le idee di Martini, pena gravi conseguenze disciplinari. E riporto di nuovo le parole di Martini: «Oggi, nel momento in cui il nostro compito nei confronti dei giovani e gli abusi contro di loro così scandalosamente si contraddicono, non possiamo tirarci indietro ma dobbiamo cercare nuove strade». Secondo Martini, «devono essere poste delle questioni fondamentali» e tra queste «deve essere sottoposto a ripensamento l'obbligo di celibato dei sacerdoti come forma di vita». Vanno inoltre riproposte le «questioni centrali della sessualità con la generazione odierna, con le scienze umane e con gli insegnamenti della Bibbia» perché soltanto «un'aperta discussione può ridare autorevolezza alla Chiesa, portare alla correzione dei fallimenti e rafforzare il servizio della Chiesa nei confronti degli uomini».
Il Cardinale Martini era, infatti, nell'ultimo conclave, tra i pochi non nominati da Giovanni Paolo II; e in questo sono d'accordo con Vito Mancuso nel ritenere che la svolta conservatrice sia stata fortemente voluta dal papa precedente.

Da qui, non si può non concordare che un nuovo concilio possa essere auspicabile, anche per inserire nella discussione quella parte della sessualità non affrontata per volere di Paolo VI, e che oggi alla luce delle NEUROSCIENZE, della GENETICA e della PSICOSOMATICA, potrebbe essere inquadrata nella sua giusta cornice UMANA.

Certo che è difficile immaginare che un concilio simile lo possa indire l'attuale papa. Eppure, mentre alla CURIA ROMANA del tempo, la scelta di Giovanni XXIII di indire un altro concilio sembrava prematura; oggi che l'evoluzione e il progresso culturale e scientifico hanno raggiunto un'accelerazione sempre più consistente, la CHIESA CATTOLICA per stare al passo con i tempi, dovrebbe indire CONCILI molto più frequentemente di quanto ha fatto nel passato. Oppure, dar vita a una struttura della CHIESA più aperta al confronto e al dialogo, con i vescovi eletti dalle comunità e non nominati dall'alto; come del resto si faceva in passato.

Sotto l'aspetto neuroscientifico, anche il dialogo con le chiese protestanti, con l'ISLAM, con gli Ebrei e con le altre religioni orientali, potrebbe trovare nuove potenzialità (ricordiamo, tra non ultime, le teorie di Maturana e Varela che aiuterebbero a comprendere le differenze di concezioni della realtà).

Questo mi porta anche a concordare sull'importanza della figura di un papa. Un papa che deve essere, in primo luogo, PASTORE che RIUNISCA AMOREVOLMENTE IL GREGGE (inseguendo e riportando all'ovile anche le pecore nere), invece di sottolineare e creare DISTINGUO di natura dottrinale e teologica, come sta avvenendo oggi.

Anche la questione del ruolo delle donne nella chiesa è da rivedere alla base. Le donne hanno dimostrato di avere capacità e qualità tali da competere con gli uomini; e lo stesso vale per i gay. Le differenze sessuali sono ormai anacronistiche (è ormai chiaro dal punto di vista scientifico), tanto che nella storia vi sono sicuramente stati vescovi, cardinali e papa gay. Dare, quindi, anche alle donne la possibilità di diventare "vescovi" non sarebbe sbagliato. Il passato conta poco, anche quello in cui ha operato lo stesso Cristo, decisamente maschilista. Nonostante questo, Cristo è stato molto aperto al ruolo delle donne, dimostrandosi progressista. Sta a noi continuare su questa strada e non al contrario tornare indietro, come è stato fatto dai successori di Pietro.

La seconda parte del terzo segreto di Fatima, ancora segreta (vedi: http://nuoveteorie.blogspot.com/2009/11/il-terzo-segreto-di-fatima-e-la-nuova.html), prefigura la fine della Chiesa dottrinale e dogmatica. E in questa visione la CHIESA si dovrebbe evolvere, pian piano, per evitare degli scossoni traumatici. Evolversi nel senso di abbandonare sempre più le basi filosofiche ellenistiche e puntare sui CONCETTI BASE del messaggio evangelico. Quindi, non su una normativa rigida di regole dottrinali, ma puntare sui contenuti morali che si devono adattare alla nostra umanità, predendo ad esempio le stesse parole di Cristo in risposta allo scriba che gli chiedeva "cosa fare per avere la vita eterna". La paura di singole interpretazioni che potevano sfociare nell'eresia, e la volontà di conservare l'ipotetico primato di Pietro (del tutto opinabile nell'interpretazione localistica di Roma), ha spinto la chiesa, in passato, a CODIFICARE TUTTO in senso spirituale e dogmatico, ed oggi sempre più l'evoluzione scientifica rende meno credibile e lontana dalla realtà vissuta una simile dottrina.

Un caro saluto

Alessandra

lunedì 19 aprile 2010

E' utile pregare?



A volte mi capita di pensare quanto possa davvero essere utile
pregare e soprattutto se sia giusto o meno rivolgersi a Dio solo in un
momento di particolare difficoltà. Non capisco come sia possibile oggi,
in una società così materialista come quella moderna, che esistano
persone che credono nella possibilità di "fare delle richieste" a Dio
semplicemente attraverso delle parole.
Io forse sono troppo razionale, quello che non posso vedere o in
qualche modo percepire, per me non esiste, forse non ho ricevuto il
dono della fede che mi permetterebbe di credere nelle cose astratte.
Allora mi sorge un interrogativo: è utile pregare? Porta a risultati
reali oppure è solo uno strumento di cui l'uomo si serve in un momento
difficile?
Giorgia


Cara Giorgia,
La preghiera è una delle pratiche comuni a tutte le religioni. Essa consiste nel rivolgersi alla dimensione del sacro con la parola o con il pensiero; gli scopi della preghiera possono essere molteplici: invocare, chiedere un aiuto, lodare, ringraziare, santificare, o esprimere devozione o abbandono. La preghiera è solitamente considerata come il momento in cui l'uomo 'parla' al sacro, mentre la fase inversa è la meditazione, durante la quale è il sacro che 'parla' all'uomo.

Spesso ci rivolgiamo alla preghiera in una condizione di sofferenza fisica e morale; ma il fatto stesso di pregare di per sé è già sufficiente a ridurre, almeno momentaneamente, le nostre tensioni, ad attenuare la nostra disperazione, a riportare un po’ di speranza. In realtà, questo momentaneo stato di benessere ci mette in una condizione “psicosomatica” tale che, quasi coinvolge, tutto il nostro organismo. Non è raro che pregando si ritrovi sia il benessere fisico e sia il benessere emotivo che sembravano perduti. Si può ritrovare il coraggio delle iniziative personali, la convinzione nei propri mezzi, la speranza che genera ottimismo, la consapevolezza di non essere soli o abbandonati. Se ci lasciamo guidare da questo particolare stato della mente, quell’attimo di armonia e di sensi può prolungarsi con la nostra volontà e guidarci verso una nuova rinascita interiore. E’ proprio questa “la risposta” che dovevamo attendere: nessun messaggio particolare e soprattutto materiale, nessuna manifestazione, ma la liberazione momentanea di una sofferenza, che ci può aprire alla speranza.

Quindi, è sufficiente la fede per avere sicuri benefici psicosomatici; ma esiste tutta una letteratura riguardante, per chi ci crede, le PREGHIERE DI GUARIGIONE; ed invito a rileggere il mio POST “EFFETTO PLACEBO ED AUTOGUARIGIONI”:
http://apiuvoci2.blogspot.com/2010/03/effetto-placebo-autoguarigioni-e-gene.html

Oggi, sempre più, abbiamo riscontri scientifici sul RUOLO DELLA NOSTRA MENTE e dei nostri complessi o convinzioni inconsci sul benessere o sul malessere del nostro corpo. E ricordiamo che il linguaggio dell’inconscio è anche basato sul SIMBOLISMO.

Il 19 Aprile del 2010, è stato pubblicato sul corriere della sera ON LINE un articolo che ci conferma quanto sopra:
http://www.corriere.it/salute/reumatologia/10_aprile_19/ginocchio-corridore-psicosomatico_d2234aa6-20a9-11df-a848-00144f02aabe.shtml

In questo articolo viene illustrata una ricerca scientifica su circa 150 persone soggette a forti dolori al ginocchio, che pur operate più volte non guarivano. «Si è quindi provato ad esplorare altre strade per capire le cause del sintomo» ha spiegato l’ortopedico del gruppo dei ricercatori, «che colpisce prevalentemente il sesso femminile: nella nostra casistica le donne sono l’87 per cento». Dedicando un po’ di tempo a un colloquio più ampio con le loro pazienti, i medici hanno scoperto che il 42 per cento di loro era stato vittima di violenza durante l’infanzia: circa una su quattro aveva subito percosse, insulti o minacce o era stata trascurata o abbandonata; quasi una su cinque era stata oggetto di abusi di natura sessuale. «Queste persone possono avere anche altri tipi di problemi psicologici» prosegue Bergfeld, «soffrire di depressione o avere difficoltà a inserirsi nella società. Dalle nostre osservazioni abbiamo imparato che non è solo l’allineamento scorretto del legamento della rotula a provocare il dolore, che può persistere anche quando il ginocchio è apparentemente a posto».
Per capire perché la mente esprime il proprio disagio in una sede corporea piuttosto che in un’altra occorre tener conto del simbolismo dei vari organi legato soprattutto alla loro funzione. «Il ginocchio permette la flessibilità della gamba» commenta Piero Parietti, presidente della Società Italiana di Medicina Psicosomatica. «A questo livello si può quindi trasferire l’esigenza di rigidità di una persona abusata, che in questo modo cerca di difendersi». Non solo: il ginocchio è legato anche al movimento delle gambe, indispensabili per muoversi e simbolo quindi di libertà. Una libertà che nel corso degli abusi infantili può essere stata fortemente compromessa.


Detto questo, ed indipendentemente da questo, esistono delle scuole di pensiero, tra cui quella a cui appartengo, che ammettono la COMUNICAZIONE TRA INCONSCI (vedi anche il testo di psicosomatica on line dell’università di Torino: http://www.sicap.it/merciai/psicosomatica/badjob/Luca.pdf).

Se ammettiamo, allora che gli inconsci possano comunicare tra di loro, gli effetti della preghiera diventano notevoli, perché possono influire non solo psicosomaticamente sul nostro corpo, ma anche attraverso gli inconsci degli altri nelle loro auto guarigioni; senza contare che possono anche influenzare altre persone a comportarsi inconsapevolmente in modo diverso (effetto della profezia che si auto-avvera) e tutto questo, anche senza nessun intervento divino o spirituale.

In conclusione, pregare non fa male, anzi, può avere effetti psicosomatici positivi. Per cui non c’è nulla da vergognarsi. Al limite la preghiera si può considerare come un’autoipnosi o un’autosuggestione che porta benefici. Perché rinunciarvi?

Un caro saluto

Alessandra

domenica 18 aprile 2010

La Chiesa e lo scandalo della "pedofilia".



Da sempre sono stato cattolico e credente, ma recentemente sono rimasto sconvolto dallo scandolo della pedofilia che ha interessato molti preti cattolici. Ci sono rimasto veramente male: primo perché per me nessuno dovrebbe anche solo alzare un dito sul bambini. Il mio quesito è questo: ha ancora senso credere in qualcosa in cui non si ha più la giusta fiducia?
Silvano



Caro Silvano,
La pedofilia è oggetto di studio, da alcuni anni, anche delle neuroscienze comportimentali, e sembra sia dovuta sia a un comportamento criminale e sia alle azioni di un malato mentale con un cervello che lo predispone a determinati comportamenti sessuali; per cui non vi è nessuna relazione funzionale con l’omosessualità, come prefigurata nelle affermazioni fatte in Cile dal cardinale Bertone, che hanno recentemente e giustamente suscitato tante vibrate proteste da diversi ambienti.

La pedofilia lascia tracce profonde, forse indelebili, nella psiche di un bambino. Se il pedofilo ne avesse una pur vaga consapevolezza riuscirebbe a controllare l’impulso sessuale? Spesso l’unica forma di empatia che prova nei confronti delle emozioni degli altri consiste nell’individuare la vittima idonea tra le tante potenziali e manovrarla in modo da favorire le molestie sessuali.

Occorreranno ancora anni di ricerche per comprendere i meccanismi neurobiologici che portano alla pedofilia. Di certo sappiamo dalle interviste-confessioni di alcuni pedofili dove e come il pedofilo sceglie la sua vittime: spesso si insinua, per lavoro o per diletto, in ambienti frequentati da bambini (asili, scuole, ambienti ricreativi per l’infanzia, cori di chiese, corsi di musica, di pittura, etc) e predilige gli individui più vulnerabili.

Da questo quadro si comprende perché alcuni preti, che sono al contempo pedofili, trovano facili occasioni e spazi per portare a termine i loro odiosi crimini. La colpa della Chiesa Cattolica è stata, in tanti anni, quella di coprire questi reati e di favorirne la perpetuazione, limitandosi a spostare i preti colpevoli da una parrocchia all’altra; e questo spesso solo per non incrinare l’immagine generale della Chiesa agli occhi esterni (comportamenti che richiamano il vangelo, quando Cristo accusava gli scribi e i farisei di ipocrisia, paragonandoli a SEPOLCRI IMBIANCATI).

Non bisogna però cadere nell’errore che questo sia stato o sia l’orientamento di tutta la chiesa cattolica. Ad esempio, il Cardinale Carlo Maria Martini, afferma che, di fronte allo scandalo della pedofilia, può essere sottoposto a ripensamento il divieto di matrimonio per i preti, per prevenire nuovi casi di violenza e abusi sessuali. Il cardinale, infatti, in una intervista del 28 Marzo 2010, risponde così alla sfida lanciata dallo scandalo pedofilia. «Oggi, nel momento in cui il nostro compito nei confronti dei giovani e gli abusi contro di loro così scandalosamente si contraddicono, non possiamo tirarci indietro ma dobbiamo cercare nuove strade». Secondo Martini, «devono essere poste delle questioni fondamentali» e tra queste «deve essere sottoposto a ripensamento l'obbligo di celibato dei sacerdoti come forma di vita». Vanno inoltre riproposte le «questioni centrali della sessualità con la generazione odierna, con le scienze umane e con gli insegnamenti della Bibbia» perché soltanto «un'aperta discussione può ridare autorevolezza alla Chiesa, portare alla correzione dei fallimenti e rafforzare il servizio della Chiesa nei confronti degli uomini».

Vedi anche il POST: http://apiuvoci2.blogspot.com/2010/04/unintervista-vito-mancuso-su-lespresso.html

Ricordiamo che il Cardinale Martini era, nell’ultimo conclave, il candidato designato dell’ala progressista che si opponeva all’ala conservatrice della chiesa cattolica, che Papa Giovanni Paolo II volle consolidare preferendo nominare solo cardinali conservatori e favorendo così la sua successione con il suo delfino Ratzinger. Lo stesso Papa Giovanni Paolo II, in controtendenza a Paolo VI, emise, a mio avviso colpevolmente, una “direttiva non scritta” per rispondere “quasi sempre di no” a qualsiasi richiesta di sconsacramento di preti, compresi quelli pedofili. Ora l’attuale papa sta facendo marcia indietro (non possiamo sapere se volutamente o perché costretto dallo scandalo, difficilmente occultabile) ed è stata emessa una nuova direttiva pubblica che raccomanda la denuncia dei preti colpevoli alle autorità giudiziarie civili dei vari stati.

In conclusione, bisogna distinguere la fede nel Cristianesimo dal comportamento di alcuni preti criminali e colpevoli, che sono sempre esseri umani imperfetti e non sono certo la maggioranza. Bisogna auspicare, altresì, che tutta la Chiesa Cattolica tragga insegnamento da questi dolorosi fatti, tanto che nei prossimi conclavi prevalga l’ala progressista, meno dogmatica e dottrinale, e più consapevole che CRISTO si "è incarnato" e non che ha "spiritualizzato il corpo umano, che resta soggetto alla biologia".

Personalmente, rimango cristiana, ma auspico un ritorno del cristianesimo alle origini, ovvero a prima del Concilio di Nicea del 330, in cui veniva messo al primo posto il messaggio evangelico, consistente nell’amare il prossimo come se stessi, o meglio nel capire cosa fare per diventare prossimo per chi ne ha bisogno; e senza tutto il successivo apparato dottrinale e dogmatico, frutto dell’influenza della filosofia ellenistica, importata da Sant’Agostino e da San Tommaso d’Aquino.

Un caro saluto

Alessandra