lunedì 19 aprile 2010

E' utile pregare?



A volte mi capita di pensare quanto possa davvero essere utile
pregare e soprattutto se sia giusto o meno rivolgersi a Dio solo in un
momento di particolare difficoltà. Non capisco come sia possibile oggi,
in una società così materialista come quella moderna, che esistano
persone che credono nella possibilità di "fare delle richieste" a Dio
semplicemente attraverso delle parole.
Io forse sono troppo razionale, quello che non posso vedere o in
qualche modo percepire, per me non esiste, forse non ho ricevuto il
dono della fede che mi permetterebbe di credere nelle cose astratte.
Allora mi sorge un interrogativo: è utile pregare? Porta a risultati
reali oppure è solo uno strumento di cui l'uomo si serve in un momento
difficile?
Giorgia


Cara Giorgia,
La preghiera è una delle pratiche comuni a tutte le religioni. Essa consiste nel rivolgersi alla dimensione del sacro con la parola o con il pensiero; gli scopi della preghiera possono essere molteplici: invocare, chiedere un aiuto, lodare, ringraziare, santificare, o esprimere devozione o abbandono. La preghiera è solitamente considerata come il momento in cui l'uomo 'parla' al sacro, mentre la fase inversa è la meditazione, durante la quale è il sacro che 'parla' all'uomo.

Spesso ci rivolgiamo alla preghiera in una condizione di sofferenza fisica e morale; ma il fatto stesso di pregare di per sé è già sufficiente a ridurre, almeno momentaneamente, le nostre tensioni, ad attenuare la nostra disperazione, a riportare un po’ di speranza. In realtà, questo momentaneo stato di benessere ci mette in una condizione “psicosomatica” tale che, quasi coinvolge, tutto il nostro organismo. Non è raro che pregando si ritrovi sia il benessere fisico e sia il benessere emotivo che sembravano perduti. Si può ritrovare il coraggio delle iniziative personali, la convinzione nei propri mezzi, la speranza che genera ottimismo, la consapevolezza di non essere soli o abbandonati. Se ci lasciamo guidare da questo particolare stato della mente, quell’attimo di armonia e di sensi può prolungarsi con la nostra volontà e guidarci verso una nuova rinascita interiore. E’ proprio questa “la risposta” che dovevamo attendere: nessun messaggio particolare e soprattutto materiale, nessuna manifestazione, ma la liberazione momentanea di una sofferenza, che ci può aprire alla speranza.

Quindi, è sufficiente la fede per avere sicuri benefici psicosomatici; ma esiste tutta una letteratura riguardante, per chi ci crede, le PREGHIERE DI GUARIGIONE; ed invito a rileggere il mio POST “EFFETTO PLACEBO ED AUTOGUARIGIONI”:
http://apiuvoci2.blogspot.com/2010/03/effetto-placebo-autoguarigioni-e-gene.html

Oggi, sempre più, abbiamo riscontri scientifici sul RUOLO DELLA NOSTRA MENTE e dei nostri complessi o convinzioni inconsci sul benessere o sul malessere del nostro corpo. E ricordiamo che il linguaggio dell’inconscio è anche basato sul SIMBOLISMO.

Il 19 Aprile del 2010, è stato pubblicato sul corriere della sera ON LINE un articolo che ci conferma quanto sopra:
http://www.corriere.it/salute/reumatologia/10_aprile_19/ginocchio-corridore-psicosomatico_d2234aa6-20a9-11df-a848-00144f02aabe.shtml

In questo articolo viene illustrata una ricerca scientifica su circa 150 persone soggette a forti dolori al ginocchio, che pur operate più volte non guarivano. «Si è quindi provato ad esplorare altre strade per capire le cause del sintomo» ha spiegato l’ortopedico del gruppo dei ricercatori, «che colpisce prevalentemente il sesso femminile: nella nostra casistica le donne sono l’87 per cento». Dedicando un po’ di tempo a un colloquio più ampio con le loro pazienti, i medici hanno scoperto che il 42 per cento di loro era stato vittima di violenza durante l’infanzia: circa una su quattro aveva subito percosse, insulti o minacce o era stata trascurata o abbandonata; quasi una su cinque era stata oggetto di abusi di natura sessuale. «Queste persone possono avere anche altri tipi di problemi psicologici» prosegue Bergfeld, «soffrire di depressione o avere difficoltà a inserirsi nella società. Dalle nostre osservazioni abbiamo imparato che non è solo l’allineamento scorretto del legamento della rotula a provocare il dolore, che può persistere anche quando il ginocchio è apparentemente a posto».
Per capire perché la mente esprime il proprio disagio in una sede corporea piuttosto che in un’altra occorre tener conto del simbolismo dei vari organi legato soprattutto alla loro funzione. «Il ginocchio permette la flessibilità della gamba» commenta Piero Parietti, presidente della Società Italiana di Medicina Psicosomatica. «A questo livello si può quindi trasferire l’esigenza di rigidità di una persona abusata, che in questo modo cerca di difendersi». Non solo: il ginocchio è legato anche al movimento delle gambe, indispensabili per muoversi e simbolo quindi di libertà. Una libertà che nel corso degli abusi infantili può essere stata fortemente compromessa.


Detto questo, ed indipendentemente da questo, esistono delle scuole di pensiero, tra cui quella a cui appartengo, che ammettono la COMUNICAZIONE TRA INCONSCI (vedi anche il testo di psicosomatica on line dell’università di Torino: http://www.sicap.it/merciai/psicosomatica/badjob/Luca.pdf).

Se ammettiamo, allora che gli inconsci possano comunicare tra di loro, gli effetti della preghiera diventano notevoli, perché possono influire non solo psicosomaticamente sul nostro corpo, ma anche attraverso gli inconsci degli altri nelle loro auto guarigioni; senza contare che possono anche influenzare altre persone a comportarsi inconsapevolmente in modo diverso (effetto della profezia che si auto-avvera) e tutto questo, anche senza nessun intervento divino o spirituale.

In conclusione, pregare non fa male, anzi, può avere effetti psicosomatici positivi. Per cui non c’è nulla da vergognarsi. Al limite la preghiera si può considerare come un’autoipnosi o un’autosuggestione che porta benefici. Perché rinunciarvi?

Un caro saluto

Alessandra

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