domenica 18 aprile 2010

La Chiesa e lo scandalo della "pedofilia".



Da sempre sono stato cattolico e credente, ma recentemente sono rimasto sconvolto dallo scandolo della pedofilia che ha interessato molti preti cattolici. Ci sono rimasto veramente male: primo perché per me nessuno dovrebbe anche solo alzare un dito sul bambini. Il mio quesito è questo: ha ancora senso credere in qualcosa in cui non si ha più la giusta fiducia?
Silvano



Caro Silvano,
La pedofilia è oggetto di studio, da alcuni anni, anche delle neuroscienze comportimentali, e sembra sia dovuta sia a un comportamento criminale e sia alle azioni di un malato mentale con un cervello che lo predispone a determinati comportamenti sessuali; per cui non vi è nessuna relazione funzionale con l’omosessualità, come prefigurata nelle affermazioni fatte in Cile dal cardinale Bertone, che hanno recentemente e giustamente suscitato tante vibrate proteste da diversi ambienti.

La pedofilia lascia tracce profonde, forse indelebili, nella psiche di un bambino. Se il pedofilo ne avesse una pur vaga consapevolezza riuscirebbe a controllare l’impulso sessuale? Spesso l’unica forma di empatia che prova nei confronti delle emozioni degli altri consiste nell’individuare la vittima idonea tra le tante potenziali e manovrarla in modo da favorire le molestie sessuali.

Occorreranno ancora anni di ricerche per comprendere i meccanismi neurobiologici che portano alla pedofilia. Di certo sappiamo dalle interviste-confessioni di alcuni pedofili dove e come il pedofilo sceglie la sua vittime: spesso si insinua, per lavoro o per diletto, in ambienti frequentati da bambini (asili, scuole, ambienti ricreativi per l’infanzia, cori di chiese, corsi di musica, di pittura, etc) e predilige gli individui più vulnerabili.

Da questo quadro si comprende perché alcuni preti, che sono al contempo pedofili, trovano facili occasioni e spazi per portare a termine i loro odiosi crimini. La colpa della Chiesa Cattolica è stata, in tanti anni, quella di coprire questi reati e di favorirne la perpetuazione, limitandosi a spostare i preti colpevoli da una parrocchia all’altra; e questo spesso solo per non incrinare l’immagine generale della Chiesa agli occhi esterni (comportamenti che richiamano il vangelo, quando Cristo accusava gli scribi e i farisei di ipocrisia, paragonandoli a SEPOLCRI IMBIANCATI).

Non bisogna però cadere nell’errore che questo sia stato o sia l’orientamento di tutta la chiesa cattolica. Ad esempio, il Cardinale Carlo Maria Martini, afferma che, di fronte allo scandalo della pedofilia, può essere sottoposto a ripensamento il divieto di matrimonio per i preti, per prevenire nuovi casi di violenza e abusi sessuali. Il cardinale, infatti, in una intervista del 28 Marzo 2010, risponde così alla sfida lanciata dallo scandalo pedofilia. «Oggi, nel momento in cui il nostro compito nei confronti dei giovani e gli abusi contro di loro così scandalosamente si contraddicono, non possiamo tirarci indietro ma dobbiamo cercare nuove strade». Secondo Martini, «devono essere poste delle questioni fondamentali» e tra queste «deve essere sottoposto a ripensamento l'obbligo di celibato dei sacerdoti come forma di vita». Vanno inoltre riproposte le «questioni centrali della sessualità con la generazione odierna, con le scienze umane e con gli insegnamenti della Bibbia» perché soltanto «un'aperta discussione può ridare autorevolezza alla Chiesa, portare alla correzione dei fallimenti e rafforzare il servizio della Chiesa nei confronti degli uomini».

Vedi anche il POST: http://apiuvoci2.blogspot.com/2010/04/unintervista-vito-mancuso-su-lespresso.html

Ricordiamo che il Cardinale Martini era, nell’ultimo conclave, il candidato designato dell’ala progressista che si opponeva all’ala conservatrice della chiesa cattolica, che Papa Giovanni Paolo II volle consolidare preferendo nominare solo cardinali conservatori e favorendo così la sua successione con il suo delfino Ratzinger. Lo stesso Papa Giovanni Paolo II, in controtendenza a Paolo VI, emise, a mio avviso colpevolmente, una “direttiva non scritta” per rispondere “quasi sempre di no” a qualsiasi richiesta di sconsacramento di preti, compresi quelli pedofili. Ora l’attuale papa sta facendo marcia indietro (non possiamo sapere se volutamente o perché costretto dallo scandalo, difficilmente occultabile) ed è stata emessa una nuova direttiva pubblica che raccomanda la denuncia dei preti colpevoli alle autorità giudiziarie civili dei vari stati.

In conclusione, bisogna distinguere la fede nel Cristianesimo dal comportamento di alcuni preti criminali e colpevoli, che sono sempre esseri umani imperfetti e non sono certo la maggioranza. Bisogna auspicare, altresì, che tutta la Chiesa Cattolica tragga insegnamento da questi dolorosi fatti, tanto che nei prossimi conclavi prevalga l’ala progressista, meno dogmatica e dottrinale, e più consapevole che CRISTO si "è incarnato" e non che ha "spiritualizzato il corpo umano, che resta soggetto alla biologia".

Personalmente, rimango cristiana, ma auspico un ritorno del cristianesimo alle origini, ovvero a prima del Concilio di Nicea del 330, in cui veniva messo al primo posto il messaggio evangelico, consistente nell’amare il prossimo come se stessi, o meglio nel capire cosa fare per diventare prossimo per chi ne ha bisogno; e senza tutto il successivo apparato dottrinale e dogmatico, frutto dell’influenza della filosofia ellenistica, importata da Sant’Agostino e da San Tommaso d’Aquino.

Un caro saluto

Alessandra

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