sabato 16 gennaio 2010

L'immortalità



Ho letto che, secondo alcuni scienziati, la rapamicina, ottenuta da un campione di terreno di Rapa Nui, ha contribuito ad aumentare la vita media dei topi ai quali è stata somministrata dal 28% al 38%. I monoliti dell'isola di Pasqua, tra i più celebri dell'intero pianeta, popolano la terra da centinaia di anni indifferenti al trascorrere delle stagioni e sembra infatti nascondersi nella splendida isola dell'oceano Pacifico l'elisir di lunga vita, di cui ricercatori e scienziati sono a caccia da sempre. Oggi, vista l'evoluzione del progresso scientifico, è possibile prevedere che in futuro si possa raggiungere l'immortalità fisica; o almeno un allungamento considerevole della vità?
Giorgia


Cara Giorgia,

"L'immortalità (o vita eterna) è il concetto di sopravvivere all'infinito, o per un periodo di tempo indeterminato, senza affrontare la morte, o superando la morte stessa.
L'immortalità può essere intesa in due accezioni principali: fisica e spirituale. L'immortalità fisica è concepita generalmente come l'esistenza senza fine della mente a partire da una sorgente fisica, come un cervello o un computer. L'immortalità spirituale è concepita in genere come l'esistenza senza termine di un individuo dopo la morte fisica in qualità di anima."


Dal sito: http://it.wikipedia.org/wiki/Immortalit%C3%A0

"I ricercatori più ottimisti ritengono che l'immortalità fisica sarà raggiunta entro i prossimi 50 anni, e che già entro i prossimi 20 saranno disponibili farmaci capaci di rallentare sensibilmente il processo di invecchiamento. Arrestare e invertire l'invecchiamento sarà possibile grazie alla nanotecnologia, ma sottoporsi ad una terapia di ringiovanimento e poi ad una di mantenimento richiederà un'enorme disponibilità finanziaria.
• Aubrey de Grey, un biogerontologo dell'Università di Cambridge, ha dato vita al progetto SENS (Strategies for Engineered Negligible Senescence), che si propone di arrivare a mettere a punto terapie in grado di curare l'invecchiamento. La convinzione di base è che l'invecchiamento sia dovuto all'accumularsi, a livello molecolare e cellulare, di effetti collaterali prodotti dal metabolismo e che il metabolismo stesso non è in grado di eliminare. L'accumulo di tale "spazzatura" fa progressivamente diminuire l'efficienza dell'organismo, finché esso diventa incapace di difendersi dalle malattie o di mantenere in funzione gli organi vitali. Tutto questo probabilmente perché la natura si è preoccupata della sopravvivenza della specie e non di quella dei singoli individui, per cui, se da una parte ha progettato un sistema molto efficiente per la riproduzione, dall'altra non ha progettato un metabolismo capace di ripararsi integralmente e così conservarsi indefinitamente una volta raggiunto il completo sviluppo.
Le cause note dell'invecchiamento sono sette e da oltre 20 anni non se ne scoprono altre, nonostante le continue ricerche e il netto miglioramento delle tecniche usate:
1. rifiuti extracellulari (anno della scoperta: 1907)
2. cellule morte che non vengono rimpiazzate (1955)
3. mutazioni nei cromosomi (1959)
4. rifiuti intracellulari (1959)
5. accumulo di cellule dannose (1965)
6. mutazioni dei mitocondri (1972)
7. legami reciproci extracellulari tra proteine (1981)
• De Grey ritiene che la strada vincente non sia quella di rallentare o impedire l'accumulo di tali danni (il che è l'approccio della gerontologia), perché ciò significa dover intervenire sul funzionamento del metabolismo e quindi di dover arrivare prima alla comprensione di processi biologici molto complessi. Secondo lui è molto più facile accettare il fatto che tali danni si accumulino e mettere a punto una terapia in grado di riparare ognuno di essi prima che raggiungano un livello patologico. In tal modo chi si sottoponesse periodicamente a tale terapia vivrebbe a tempo indefinito, alternando periodi di invecchiamento a periodi di ringiovanimento, e non si dovrebbe più preoccupare di morire di vecchiaia.
Il SENS ha già teorizzato almeno una possibile soluzione per ognuna di esse. La rivista scientifica Technology Review ha persino sfidato gli scettici a dimostrarne l'infondatezza, promettendo 20.000 dollari a chi dovesse riuscirci, ma finora nessuno ci è riuscito. L'augurio è che per arrivare a metterle a punto sia solo una questione di tempo, dipendente esclusivamente dalla quantità di investimenti e di ricercatori che si impegneranno nel progetto. Secondo de Grey le prime terapie dovrebbero divenir disponibili entro una trentina d'anni (in pratica verso il 2035) e sarebbero in grado, ad esempio, di restituire ad un sessantenne un fisico da trentenne. Sempre secondo de Grey, verso il 2050 tali tecniche saranno sviluppate a tal punto da permettere un ringiovanimento anche di 50 anni.
De Grey ha ideato anche il concorso "Topo Matusalemme": ai gruppi di ricerca che dimostreranno di aver rallentato l'invecchiamento o di aver ringiovanito un topo di laboratorio verrà assegnato un incentivo economico.
Tuttavia è bene precisare la differenza tra il risultato raggiunto da queste conquiste e il concetto di immortalità espresso dalla religione: in quest'ultimo caso l'immortalità è intesa come invulnerabilità, e la semplice soppressione dell'invecchiamento non la potrà garantire: non si morirà più di vecchiaia, ma si potrà sempre e comunque restare vittime di incidenti, omicidi, malattie non ancora curabili, e di qualunque altro fattore che interferisca mortalmente con l'integrità dell'organismo."


Oggi, però, sappiamo con certezza che le colonie di formiche formano un super-organismo, ed esistono da centinaia di milioni di anni, per cui tale super-organismo è praticamente immortale. Nulla esclude che l’umanità possa un domani raggiungere tale stadio evolutivo (di grandissimo successo pratico per la sopravvivenza all’ambiente, visto che le formiche rappresentano il 10% delle biomasse animali e il 50% delle biomasse degli insetti) e nel contempo eliminare anche molte cause dell’invecchiamento cellulare. Un super-organismo come quello delle formiche dotato anche di intelligenza, razionalità ed autoconsapevolezza avrà le caratteristiche cercate.
Da qui, indipendentemente dalle religioni, può avere la LEGITTIMAZIONE nell’uomo dell’idea dell’immortalità, come una meta da raggiungere nel tempo da parte dell’umanità; e questa consapevolezza inconscia fa scaturire poi la nostra singola tendenza umana, che i “riduzionisti” sono così ciechi e presuntuosi da sottovalutare.

Un caro saluto

Alessandra

1 commento:

  1. http://lescienze.espresso.repubblica.it/articolo/articolo/1341775
    Evoluzione e società
    Il Super-organismo della colonia di insetti

    Durata della vita, velocità di crescita e tassi di riproduzione delle colonie di insetti possono essere calcolati sulla base degli stessi modelli usati per calcolare quelle stesse caratteristiche negli organismi individuali
    APPROFONDIMENTI
    Evolvere per il bene del gruppo L'evoluzione delle formiche Eusocialità e selezione di gruppo
    Le colonie di insetti sociali seguono le stesse "regole" dei singoli individui: a rilanciare la teoria delle società come super-organismi è un gruppo di ricercatori delle Università della Florida, dell'Università dell'Oklahoma e dell'Albert Einstein College of Medicine sulla base di una ricerca in corso di pubblicazione online in anteprima sul sito dei Proceedings of the National Academy of Sciences PNAS.

    Nel loro studio, i ricercatori hanno utilizzato modelli matematici che predicono durata della vita, crescita e riproduzione di singoli organismi, applicandole a intere colonie per vedere se permettessero di predire correttamente quelle stesse caratteristiche.

    Analizzando i dati relativi a 168 differenti specie di insetti sociali far cui formiche, termiti, api e vespe, i ricercatori hanno trovato che durata della vita, tassi di crescita e tassi di riproduzione delle colonie considerate come super-organismi erano pressoché indistinguibili da quelli degli organismi individuali.

    "Questo lavoro sui PNAS che considera le basi energetiche della vita coloniale negli insetti sociali è notevole per originalità e importanza: La ricerca aggiunge certamente una nuova prospettiva al nostro studio su come le società di insetti siano organizzate e sul loro grado di organizzazione"; ha commentato il padre della sociobiologia Edward O. Wilson, non coinvolto nello studio.

    Lo studio, osservano i ricercatori, può aiutare a comprendere come i sistemi sociali si siano sviluppati grazie alla selezione naturale. L'evoluzione dei sistemi sociali degli insetti, in cui lavoratori sterili aiutano la regina a riprodursi è stata a lungo oggetto di discussione.

    "Nell'ambito della vita, due delle principali innovazioni evolutive sono state il modo in cui le cellule si sono unite per funzionare come un unico organismo e come gli individui si sono messi insieme per funzionare come società", osserva James Gillooly. "In un certo qual modo abbiamo una considerevole conoscenza, basata sulla teoria metabolica, del modo in cui le dimensioni di un organismo pluricellulare influiscono sul ciclo dei suoi individui. Qui mostriamo come lo stesso apparato teorico sia di aiuto a predire il ciclo di vita di intere società di organismi."

    I ricercatori osservano che le società di insetti rappresentano una ampia frazione della biomassa totale della Terra e dicono che la loro scoperta può avere implicazioni anche per le società umane.

    "Una delle ragioni per cui ci si è interessati agli insetti sociali e delle conseguenze del vivere in gruppi è certamente che ci dice qualcosa sulla nostra specie", dice Michael Kaspari, coautore dell'articolo. "Attualmente c'è una vigorosa disputa sul modo in cui è evoluta la socialità. Noi suggeriamo che qualsiasi teoria della società debba essere consistente con la straordinaria convergenza nel modo in cui organismi sociali e non sociali usano l'energia." (gg)

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