
Tempo fa avevo trovato in soffitta un vecchio album di fotografie, che non avevo mai visto. Tra queste vi era una foto di mio nonno, che non avevo subito riconosciuto. Solo dopo aver osservato i suoi tratti somatici e la sua espressione, mi sono reso conto che era proprio mio nonno da giovane. ...Così, mi è venuta di nuovo in mente una domanda che più volte mi sono posto: è possibile che una persona cambi radicalmente o conserva sempre una sua identità? Dopo tante riflessioni, non ho ancora trovato una risposta a questa domanda, e un paio di anni fa, in una trasmissione di CHE TEMPO CHE FA di Fazio, sono venuto a conoscenza del paradosso della nave di Teseo, che parla di un problema simile. Infine, riflettendo, forse solo la nostra anima rimane sempre la stessa.
Giancarlo
Caro Giancarlo,
i metafisici e, a volte, i filosofi del linguaggio e della mente, si pongono queste domande:
"Se le parti di un oggetto sono rimpiazzate una dopo l’altra, in modo che l’oggetto finale sia composto da tutte nuove parti, come nella Nave di Teseo, in che modo i due oggetti sono lo stesso oggetto?"
Vediamo quindi cos’è Il Paradosso della nave di Teseo.
"Questo paradosso esprime la questione metafisica dell'effettiva persistenza dell'identità originaria, per un'entità le cui parti cambiano nel tempo; in altre parole, se un tutto unico rimane davvero se stesso (oppure no) dopo che, col passare del tempo, tutti i suoi pezzi componenti sono cambiati (con altri uguali o simili).
Si narra che la nave in legno sulla quale viaggiò il mitico eroe greco Teseo fosse conservata intatta nel corso degli anni, sostituendone le parti che via via si deterioravano. Giunse quindi un momento in cui tutte le parti usate in origine per costruirla erano state sostituite, benché la nave stessa conservasse esattamente la sua forma originaria.
Ragionando su tale situazione (la nave è stata completamente sostituita, ma allo stesso tempo la nave è rimasta la nave di Teseo), la questione che ci si può porre è: la nave di Teseo si è conservata oppure no? Ovvero: l'entità (la nave), modificata nella sostanza ma senza variazioni nella forma, è ancora proprio la stessa entità? O le somiglia soltanto?
Tale questione si può facilmente applicare a innumerevoli altri casi; per esempio alla scrupolosa conservazione di alcuni antichi templi giapponesi (anch'essi principalmente in legno, come la nave di Teseo), per i quali ci si può domandare se siano ancora templi originali.
Si può anche rivolgere il paradosso riguardo l'identità della nostra stessa persona, che nel corso degli anni cambia ampiamente, sia nella sostanza che la compone sia nella sua forma, ma nonostante ciò sembra rimanere quella stessa persona.
Gente con le idee chiare riguardo alla risposta da dare al paradosso di Teseo sono sicuramente gli shintoisti giapponesi. Infatti il loro tempio più importante, il tempio di Ise, costruito in legno, ogni venti anni viene abbattuto e ricostruito completamente con lo stesso disegno architettonico su un terreno a fianco del precedente. Tale cerimonia è detta shikinen sengu, al fine di ricordare che tutto muore e risorge, ed il tempio da essi è considerato originale ma rinato.
Forse la vera identità si costruisce nel cambiamento, come la vera nave di Teseo che si rinnova con legno nuovo per non affondare.
Nel corso della nostra vita, dall’infanzia sino alla fine dell’esistenza, c’è un nucleo essenziale che permane identico? Com’è possibile se ogni sette anni le nostre cellule si rinnovano completamente? Come è possibile se il nostro corpo cambia? Non mutano forse, con lui, anche i nostri pensieri e il nostro modo di vedere il mondo?
Ci hanno insegnato che l’identità ha origini di tipo genetico, ma si sviluppa anche per imitazione di modelli genitoriali, di sesso, di gruppo di appartenenza, etc."
Eric Kandel, nobel del 2000 per la medicina e le neuroscienze, è stato lo scopritore del funzionamento della nostra memoria, che usa le sinapsi tra i neuroni e le funzioni trascrizionali del DNA per trasmetterla in parte ai discendenti. Kandel ha affermato che: IL GOGITO ERGO SUM di cartesiana memoria deve essere aggiornato in:
“Io sono quello che sono perché mi ricordo di cosa ho pensato”.
Da qui, per un essere umano, la MEMORIA è il collante che COSTRUISCE il “SE AUTOBIOGRAFICO” e che quindi ci dà la nostra IDENTITA’ (per analogia anche la memoria e la cultura di un popolo ne costituiscono la sua IDENTITA’). Del resto, senza memoria non vi è identità.
La memoria, però, si accresce in continuazione, e a volte dimentica degli episodi, per cui anche la MEMORIA SI EVOLVE (nel cambiamento continuo). Per completezza, bisogna aggiungere, che abbiamo anche altre memorie (Quella del DNA, e quelle registrate in supporti fisici artificiali: libri, internet, etc.).
Lo stesso, per un popolo o un gruppo sociale. Le sue memorie e la sua cultura, in parte, derivano da tradizioni orali, ma anche da scritture nella varie lingue, nelle raffigurazioni e nei simboli.
In conclusione sia per un singolo essere umano, e sia per un popolo o un gruppo sociale, il complesso delle nostre memorie (che si evolvono) ci fornisce la nostra identità.
Infine, ogni DNA di un organismo biologico è unico, ma questo non impedisce che si evolva in continuazione.
RIPORTO, INOLTRE UNA PARTE DI UN ARTICOLO DEL 23-11-2009 PUBBLICATO SUL CORRIERE DELLA SERA:
Londra, il caso dell’uomo sonnambulo che scambiò la compagna a letto per un ladro.
"I sonnambuli si muovono come se fossero svegli, ma in realtà dormono. Sonnambuli. Possono anche guidare l’auto, ma meglio non svegliarli. L’aggressività è una delle reazioni legate alla paura della sorpresa. Non sanno quel che fanno e nemmeno ricordano nulla dopo, al mattino quando si svegliano.
Non solo. Il sonnambulismo è anche al centro di eventi giudiziari. L’ultimo è da romanzo giallo: uxoricida sonnambulo assolto per malattia. Un uomo, con alle spalle una lunga storia di sonnambulismo, ha ucciso la moglie, strangolandola, mentre dormivano assieme nel loro camper.
«Assurdo e grave — commenta Claudio Mencacci, direttore del Dipartimento di neuroscienze del Fatebenefratelli di Milano —. Avrei concesso tutte le attenuanti, ma mai l’impunità. Il sonnambulismo negli adulti è sempre collegato a psicopatologie note. Sono in cura e possono essere controllati». E l’inconscio? L’inconscio che agisce prendendo il sopravvento sul conscio? «Certo. I miei pazienti sonnambuli registrano anche quello che dicono nel loro stato di parasonnia motoria — confida Mencacci —. A volte verità scomode. 'Ho detto questo? Non è possibile... però a pensarci bene è vero', è il commento più comune quando si riascoltano ». Eppoi c’è il libero arbitrio. «Nonostante i progressi nel campo delle neuroscienze e le continue sorprese, nessuna finora può intaccare il libero arbitrio di un individuo», commenta ancora Mencacci. Insomma, il sonnambulismo non può concedere impunità. Anche perché, in questo modo, uno come mister Thomas sarebbe autorizzato a commettere qualsiasi reato senza conseguenze. Stia attenta un’eventuale nuova moglie.
Un mito da sfatare è quello che svegliare un sonnambulo potrebbe causargli un infarto, danni al cervello o qualcos’altro di grave. Non è un mito, invece, che sia pericoloso per chi lo sveglia. «In letteratura sono stati registrati casi di uomini che nel sonno hanno ucciso o tentato di uccidere la propria moglie», spiega Giuseppe Plazzi, neurologo dell’università di Bologna, autore di una review sul sonnambulismo pubblicata da Neurological Sciences."
Inoltre, in psichiatria, è noto da tempo che esistono persone SCHIZOFRENICHE CON PERSONALITA' MULTIPLE, ed ogni personalità ha una sua memoria indipendente, che viene ripresa ogni qualvolta quella personalità si manifesta.
Se tutti i nostri ricordi e le nostre informazioni venissero registrate su qualche supporto (ad esempio in uno spazio internet), allora solo dopo la nostra morte biologica, tali ricordi diventerebbero IMMUTABILI e tale diventerebbe la nostra IDENTITA’; ed esiste una nuova teoria filosofica che prevede qualcosa di simile, che non debba essere necessariamente l’anima teorizzata da Platone e Sant’Agostino.
Un caro saluto
Alessandra
RIPORTO IN DUE PARTI UN ARTICOLO DI OGGI SUL CORRIERE DELLA SERA:
RispondiEliminaLondra, il caso dell’uomo che scambiò la compagna a letto per un ladro
Il killer sonnambulo assolto
«L’amnistia dell’inconscio»
Ha strangolato la moglie. I medici: andava punito
Brian Thomas con la moglie Christine
MILANO — Si muovono come se fossero svegli, ma in realtà dormono. Sonnambuli. Possono anche guidare l’auto, ma meglio non svegliarli. L’aggressività è una delle reazioni legate alla paura della sorpresa. Non sanno quel che fanno e nemmeno ricordano nulla dopo, al mattino quando si svegliano. Caso mai stanchi, ma sicuri di aver profondamente dormito. A volte, il sonnambulismo è un alibi: storie di infedeltà giustificate con un disturbo che ha sempre attirato la fantasia di scrittori, registi, musicisti. «La sonnambula» di Vincenzo Bellini (1831) ne è un esempio. E creato miti e leggende.
Non solo. Il sonnambulismo è anche al centro di eventi giudiziari. L’ultimo è da romanzo giallo: uxoricida sonnambulo assolto per malattia. Un uomo, con alle spalle una lunga storia di sonnambulismo, ha ucciso la moglie, strangolandola, mentre dormivano assieme nel loro camper. In Galles. Brian Thomas, 59 anni, ha detto di aver avuto un incubo e di aver creduto, nel sonno, che dei ladri fossero entrati nel camper, mentre si trovava in vacanza con la moglie, Christine, 57 anni. I giudici all’inizio avevano stabilito che era insano di mente e ne avevano chiesto il ricovero in un ospedale psichiatrico. Ma successivamente hanno accertato che Thomas soffriva di disturbi del sonno e che la sua mente non esercitava alcun controllo sul corpo quando ha strangolato la moglie: assolto.
«Assurdo e grave — commenta Claudio Mencacci, direttore del Dipartimento di neuroscienze del Fatebenefratelli di Milano —. Avrei concesso tutte le attenuanti, ma mai l’impunità. Il sonnambulismo negli adulti è sempre collegato a psicopatologie note. Sono in cura e possono essere controllati». E l’inconscio? L’inconscio che agisce prendendo il sopravvento sul conscio? «Certo. I miei pazienti sonnambuli registrano anche quello che dicono nel loro stato di parasonnia motoria — confida Mencacci —. A volte verità scomode. 'Ho detto questo? Non è possibile... però a pensarci bene è vero', è il commento più comune quando si riascoltano ». Eppoi c’è il libero arbitrio. «Nonostante i progressi nel campo delle neuroscienze e le continue sorprese, nessuna finora può intaccare il libero arbitrio di un individuo», commenta ancora Mencacci. Insomma, il sonnambulismo non può concedere impunità. Anche perché, in questo modo, uno come mister Thomas sarebbe autorizzato a commettere qualsiasi reato senza conseguenze. Stia attenta un’eventuale nuova moglie.
La cronaca. Mister Thomas dormiva con la moglie in un camper. Erano in vacanza. Disturbati da un gruppo di ragazzi, si sono poi riaddormentati. Ma l’uomo ha avuto un incubo e ha strangolato la moglie. Si è risvegliato, ore dopo, con accanto la compagna morta. Drammatica la telefonata alla polizia: «Credo di aver ucciso mia moglie... Oh mio Dio, lottavo con quei ragazzi, ma era Christine. Cosa ho fatto? Cosa ho fatto?», ha ripetuto più volte. Piangeva e tremava. Dovevano festeggiare i 40 anni di matrimonio. «Si tratta di un caso quasi unico in Gran Bretagna e se ne contano circa 50 in tutto il mondo», ha commentato il capo della Procura londinese, Iwan Jenkins.
Forse Christine ha svegliato il marito e lui ha reagito in modo aggressivo... «Possibile — dice Mencacci —, ma non sufficiente ad assolverlo. Io la penso così». Un mito da sfatare è quello che svegliare un sonnambulo potrebbe causargli un infarto, danni al cervello o qualcos’altro di grave. Non è un mito, invece, che sia pericoloso per chi lo sveglia. «In letteratura sono stati registrati casi di uomini che nel sonno hanno ucciso o tentato di uccidere la propria moglie», spiega Giuseppe Plazzi, neurologo dell’università di Bologna, autore di una review sul sonnambulismo pubblicata da Neurological Sciences .
L'episodio del sonnambulo e le personalità multiple di alcune persone schizofreniche confermano che l'IDENTITA' è legata alla memoria, tanto che il sonnambulo non ricorda nulla delle cose che ha fatto, come se la coscienza (o consapevolezza) dell'inconscio avesse (o probabilmente ha) altre memorie su cui registrare.
RispondiEliminaInoltre conferma la tesi che la consapevolezza della coscienza è indipendente da quella dell'inconscio. La MENTE funzionerebbe come un PC in ambiente windows su cui girano uno o più programmi contemporaneamente, ognuno con una propria memoria indipendente. Tra questi vi è la COSCIENZA e l'INCONSCIO; ma nulla esclude che vi siano più gradi di inconsci, o addirittura degli inconsci collettivi che condividono gruppi di persone.