domenica 15 novembre 2009

Il paradosso della nave di Teseo (Identità e cambiamento)



Tempo fa avevo trovato in soffitta un vecchio album di fotografie, che non avevo mai visto. Tra queste vi era una foto di mio nonno, che non avevo subito riconosciuto. Solo dopo aver osservato i suoi tratti somatici e la sua espressione, mi sono reso conto che era proprio mio nonno da giovane. ...Così, mi è venuta di nuovo in mente una domanda che più volte mi sono posto: è possibile che una persona cambi radicalmente o conserva sempre una sua identità? Dopo tante riflessioni, non ho ancora trovato una risposta a questa domanda, e un paio di anni fa, in una trasmissione di CHE TEMPO CHE FA di Fazio, sono venuto a conoscenza del paradosso della nave di Teseo, che parla di un problema simile. Infine, riflettendo, forse solo la nostra anima rimane sempre la stessa.
Giancarlo


Caro Giancarlo,
i metafisici e, a volte, i filosofi del linguaggio e della mente, si pongono queste domande:
"Se le parti di un oggetto sono rimpiazzate una dopo l’altra, in modo che l’oggetto finale sia composto da tutte nuove parti, come nella Nave di Teseo, in che modo i due oggetti sono lo stesso oggetto?"
Vediamo quindi cos’è Il Paradosso della nave di Teseo.
"Questo paradosso esprime la questione metafisica dell'effettiva persistenza dell'identità originaria, per un'entità le cui parti cambiano nel tempo; in altre parole, se un tutto unico rimane davvero se stesso (oppure no) dopo che, col passare del tempo, tutti i suoi pezzi componenti sono cambiati (con altri uguali o simili).
Si narra che la nave in legno sulla quale viaggiò il mitico eroe greco Teseo fosse conservata intatta nel corso degli anni, sostituendone le parti che via via si deterioravano. Giunse quindi un momento in cui tutte le parti usate in origine per costruirla erano state sostituite, benché la nave stessa conservasse esattamente la sua forma originaria.
Ragionando su tale situazione (la nave è stata completamente sostituita, ma allo stesso tempo la nave è rimasta la nave di Teseo), la questione che ci si può porre è: la nave di Teseo si è conservata oppure no? Ovvero: l'entità (la nave), modificata nella sostanza ma senza variazioni nella forma, è ancora proprio la stessa entità? O le somiglia soltanto?
Tale questione si può facilmente applicare a innumerevoli altri casi; per esempio alla scrupolosa conservazione di alcuni antichi templi giapponesi (anch'essi principalmente in legno, come la nave di Teseo), per i quali ci si può domandare se siano ancora templi originali.
Si può anche rivolgere il paradosso riguardo l'identità della nostra stessa persona, che nel corso degli anni cambia ampiamente, sia nella sostanza che la compone sia nella sua forma, ma nonostante ciò sembra rimanere quella stessa persona.
Gente con le idee chiare riguardo alla risposta da dare al paradosso di Teseo sono sicuramente gli shintoisti giapponesi. Infatti il loro tempio più importante, il tempio di Ise, costruito in legno, ogni venti anni viene abbattuto e ricostruito completamente con lo stesso disegno architettonico su un terreno a fianco del precedente. Tale cerimonia è detta shikinen sengu, al fine di ricordare che tutto muore e risorge, ed il tempio da essi è considerato originale ma rinato.

Forse la vera identità si costruisce nel cambiamento, come la vera nave di Teseo che si rinnova con legno nuovo per non affondare.

Nel corso della nostra vita, dall’infanzia sino alla fine dell’esistenza, c’è un nucleo essenziale che permane identico? Com’è possibile se ogni sette anni le nostre cellule si rinnovano completamente? Come è possibile se il nostro corpo cambia? Non mutano forse, con lui, anche i nostri pensieri e il nostro modo di vedere il mondo?
Ci hanno insegnato che l’identità ha origini di tipo genetico, ma si sviluppa anche per imitazione di modelli genitoriali, di sesso, di gruppo di appartenenza, etc."

Eric Kandel, nobel del 2000 per la medicina e le neuroscienze, è stato lo scopritore del funzionamento della nostra memoria, che usa le sinapsi tra i neuroni e le funzioni trascrizionali del DNA per trasmetterla in parte ai discendenti. Kandel ha affermato che: IL GOGITO ERGO SUM di cartesiana memoria deve essere aggiornato in:
“Io sono quello che sono perché mi ricordo di cosa ho pensato”.
Da qui, per un essere umano, la MEMORIA è il collante che COSTRUISCE il “SE AUTOBIOGRAFICO” e che quindi ci dà la nostra IDENTITA’ (per analogia anche la memoria e la cultura di un popolo ne costituiscono la sua IDENTITA’). Del resto, senza memoria non vi è identità.

La memoria, però, si accresce in continuazione, e a volte dimentica degli episodi, per cui anche la MEMORIA SI EVOLVE (nel cambiamento continuo). Per completezza, bisogna aggiungere, che abbiamo anche altre memorie (Quella del DNA, e quelle registrate in supporti fisici artificiali: libri, internet, etc.).
Lo stesso, per un popolo o un gruppo sociale. Le sue memorie e la sua cultura, in parte, derivano da tradizioni orali, ma anche da scritture nella varie lingue, nelle raffigurazioni e nei simboli.

In conclusione sia per un singolo essere umano, e sia per un popolo o un gruppo sociale, il complesso delle nostre memorie (che si evolvono) ci fornisce la nostra identità.

Infine, ogni DNA di un organismo biologico è unico, ma questo non impedisce che si evolva in continuazione.


RIPORTO, INOLTRE UNA PARTE DI UN ARTICOLO DEL 23-11-2009 PUBBLICATO SUL CORRIERE DELLA SERA:

Londra, il caso dell’uomo sonnambulo che scambiò la compagna a letto per un ladro.
"I sonnambuli si muovono co­me se fossero svegli, ma in real­tà dormono. Sonnambuli. Pos­sono anche guidare l’auto, ma meglio non svegliarli. L’aggres­sività è una delle reazioni lega­te alla paura della sorpresa. Non sanno quel che fanno e nemmeno ricordano nulla do­po, al mattino quando si sve­gliano.

Non solo. Il sonnambulismo è anche al centro di eventi giu­diziari. L’ultimo è da romanzo giallo: uxoricida sonnambulo assolto per malattia. Un uomo, con alle spalle una lunga storia di sonnambulismo, ha ucciso la moglie, strangolandola, men­tre dormivano assieme nel loro camper.

«Assurdo e grave — commenta Claudio Mencacci, direttore del Dipartimento di neuroscienze del Fatebenefratelli di Milano —. Avrei concesso tutte le atte­nuanti, ma mai l’impunità. Il sonnambulismo negli adulti è sempre collegato a psicopatolo­gie note. Sono in cura e posso­no essere controllati». E l’incon­scio? L’inconscio che agisce prendendo il sopravvento sul conscio? «Certo. I miei pazienti sonnambuli registrano anche quello che dicono nel loro stato di parasonnia motoria — confi­da Mencacci —. A volte verità scomode. 'Ho detto questo? Non è possibile... però a pensar­ci bene è vero', è il commento più comune quando si riascolta­no ». Eppoi c’è il libero arbitrio. «Nonostante i progressi nel campo delle neuroscienze e le continue sorprese, nessuna fi­nora può intaccare il libero arbi­trio di un individuo», commen­ta ancora Mencacci. Insomma, il sonnambulismo non può con­cedere impunità. Anche per­ché, in questo modo, uno come mister Thomas sarebbe autoriz­zato a commettere qualsiasi rea­to senza conseguenze. Stia at­tenta un’eventuale nuova mo­glie.

Un mito da sfatare è quel­lo che svegliare un sonnambu­lo potrebbe causargli un infar­to, danni al cervello o qual­cos’altro di grave. Non è un mi­to, invece, che sia pericoloso per chi lo sveglia. «In letteratu­ra sono stati registrati casi di uomini che nel sonno hanno uc­ciso o tentato di uccidere la pro­pria moglie», spiega Giuseppe Plazzi, neurologo dell’universi­tà di Bologna, autore di una re­view sul sonnambulismo pub­blicata da Neurological Scien­ces."


Inoltre, in psichiatria, è noto da tempo che esistono persone SCHIZOFRENICHE CON PERSONALITA' MULTIPLE, ed ogni personalità ha una sua memoria indipendente, che viene ripresa ogni qualvolta quella personalità si manifesta.

Se tutti i nostri ricordi e le nostre informazioni venissero registrate su qualche supporto (ad esempio in uno spazio internet), allora solo dopo la nostra morte biologica, tali ricordi diventerebbero IMMUTABILI e tale diventerebbe la nostra IDENTITA’; ed esiste una nuova teoria filosofica che prevede qualcosa di simile, che non debba essere necessariamente l’anima teorizzata da Platone e Sant’Agostino.

Un caro saluto

Alessandra

2 commenti:

  1. RIPORTO IN DUE PARTI UN ARTICOLO DI OGGI SUL CORRIERE DELLA SERA:

    Londra, il caso dell’uomo che scambiò la compagna a letto per un ladro
    Il killer sonnambulo assolto
    «L’amnistia dell’inconscio»
    Ha strangolato la moglie. I medici: andava punito

    Brian Tho­mas con la mo­glie Christine
    MILANO — Si muovono co­me se fossero svegli, ma in real­tà dormono. Sonnambuli. Pos­sono anche guidare l’auto, ma meglio non svegliarli. L’aggres­sività è una delle reazioni lega­te alla paura della sorpresa. Non sanno quel che fanno e nemmeno ricordano nulla do­po, al mattino quando si sve­gliano. Caso mai stanchi, ma si­curi di aver profondamente dor­mito. A volte, il sonnambuli­smo è un alibi: storie di infedel­tà giustificate con un disturbo che ha sempre attirato la fanta­sia di scrittori, registi, musici­sti. «La sonnambula» di Vincen­zo Bellini (1831) ne è un esem­pio. E creato miti e leggende.

    Non solo. Il sonnambulismo è anche al centro di eventi giu­diziari. L’ultimo è da romanzo giallo: uxoricida sonnambulo assolto per malattia. Un uomo, con alle spalle una lunga storia di sonnambulismo, ha ucciso la moglie, strangolandola, men­tre dormivano assieme nel loro camper. In Galles. Brian Tho­mas, 59 anni, ha detto di aver avuto un incubo e di aver credu­to, nel sonno, che dei ladri fos­sero entrati nel camper, mentre si trovava in vacanza con la mo­glie, Christine, 57 anni. I giudi­ci all’inizio avevano stabilito che era insano di mente e ne avevano chiesto il ricovero in un ospedale psichiatrico. Ma successivamente hanno accerta­to che Thomas soffriva di di­sturbi del sonno e che la sua mente non esercitava alcun con­trollo sul corpo quando ha strangolato la moglie: assolto.

    «Assurdo e grave — commenta Claudio Mencacci, direttore del Dipartimento di neuroscienze del Fatebenefratelli di Milano —. Avrei concesso tutte le atte­nuanti, ma mai l’impunità. Il sonnambulismo negli adulti è sempre collegato a psicopatolo­gie note. Sono in cura e posso­no essere controllati». E l’incon­scio? L’inconscio che agisce prendendo il sopravvento sul conscio? «Certo. I miei pazienti sonnambuli registrano anche quello che dicono nel loro stato di parasonnia motoria — confi­da Mencacci —. A volte verità scomode. 'Ho detto questo? Non è possibile... però a pensar­ci bene è vero', è il commento più comune quando si riascolta­no ». Eppoi c’è il libero arbitrio. «Nonostante i progressi nel campo delle neuroscienze e le continue sorprese, nessuna fi­nora può intaccare il libero arbi­trio di un individuo», commen­ta ancora Mencacci. Insomma, il sonnambulismo non può con­cedere impunità. Anche per­ché, in questo modo, uno come mister Thomas sarebbe autoriz­zato a commettere qualsiasi rea­to senza conseguenze. Stia at­tenta un’eventuale nuova mo­glie.

    La cronaca. Mister Thomas dormiva con la moglie in un camper. Erano in vacanza. Di­sturbati da un gruppo di ragaz­zi, si sono poi riaddormentati. Ma l’uomo ha avuto un incubo e ha strangolato la moglie. Si è risvegliato, ore dopo, con accan­to la compagna morta. Dram­matica la telefonata alla polizia: «Credo di aver ucciso mia mo­glie... Oh mio Dio, lottavo con quei ragazzi, ma era Christine. Cosa ho fatto? Cosa ho fatto?», ha ripetuto più volte. Piangeva e tremava. Dovevano festeggia­re i 40 anni di matrimonio. «Si tratta di un caso quasi unico in Gran Bretagna e se ne contano circa 50 in tutto il mondo», ha commentato il capo della Procu­ra londinese, Iwan Jenkins.

    Forse Christine ha svegliato il marito e lui ha reagito in mo­do aggressivo... «Possibile — dice Mencacci —, ma non suffi­ciente ad assolverlo. Io la penso così». Un mito da sfatare è quel­lo che svegliare un sonnambu­lo potrebbe causargli un infar­to, danni al cervello o qual­cos’altro di grave. Non è un mi­to, invece, che sia pericoloso per chi lo sveglia. «In letteratu­ra sono stati registrati casi di uomini che nel sonno hanno uc­ciso o tentato di uccidere la pro­pria moglie», spiega Giuseppe Plazzi, neurologo dell’universi­tà di Bologna, autore di una re­view sul sonnambulismo pub­blicata da Neurological Scien­ces .

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  2. L'episodio del sonnambulo e le personalità multiple di alcune persone schizofreniche confermano che l'IDENTITA' è legata alla memoria, tanto che il sonnambulo non ricorda nulla delle cose che ha fatto, come se la coscienza (o consapevolezza) dell'inconscio avesse (o probabilmente ha) altre memorie su cui registrare.

    Inoltre conferma la tesi che la consapevolezza della coscienza è indipendente da quella dell'inconscio. La MENTE funzionerebbe come un PC in ambiente windows su cui girano uno o più programmi contemporaneamente, ognuno con una propria memoria indipendente. Tra questi vi è la COSCIENZA e l'INCONSCIO; ma nulla esclude che vi siano più gradi di inconsci, o addirittura degli inconsci collettivi che condividono gruppi di persone.

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